Il compost biologico e dei rimboschimenti ragionati

Nel mese di novembre si sono realizzate le formazioni sulla produzione di compost biologico. Sono state realizzate da sei tecnici di Tsiryparma e Nicola e hanno interessato circa 1.000 contadini divisi in una quarantina di associazioni.

La formazione ha come obiettivo la produzione di sostanza organica da utilizzare nei buchi di trapianto per i rimboschimenti che inizieremo a realizzare nei mesi di gennaio-febbraio.

La tecnica consiste nello scavare un buco nel terreno di circa 2,50 m per 2 m e di profondità di circa 80 cm. Dunque viene steso nel buco un primo strato di paglia o erba secca, poi uno strato di foglie verdi di piante di tefrosia, tanamasoandro, voandelaka o albizia, dunque uno strato di terra di colore scuro seguito da uno strato di letame di vacca maturo, ma va bene anche letame di coniglio, galline o maiale. I quattro strati formano una sequenza. Dunque si ricomincia con la paglia, le foglie verdi, la terra scura ed il letame e si possono realizzare anche 3 o 4 sequenze ripetute. Ogni strato ha lo spessore di circa 5 cm e va innaffiato con l’annaffiatoio.

Questa tecnica permette di ottenere da materiali facilmente reperibili in loco una quantità doppia o tripla di sostanza organica rispetto al solo letame comunemente utilizzato. Questo infatti si trova un po’ ovunque in campagna, ma non è mai sufficiente, in quanto viene utilizzato sia nelle risaie sianegli orti e spesso non resta letame sufficiente per i rimboschimenti. La paglia di riso è facilmente reperibile e lo stesso vale per la terra scura. Noi di Tsiryparma sensibilizziamo i contadini a piantare tefrosie, voandelaka, albizia e altre piante che forniscono foglie verdi in grado di apportare azoto al compost biologico e di aumentarne la massa. Il tutto va inumidito spesso e mantenuto coperto per facilitare la fermentazione e la decomposizione e in circa 2 mesi il compost dovrebbe diventare maturo pronto all’utilizzo. Il tutto va rimescolato ogni 20 giorni.

Troppo spesso e fino ad oggi i contadini del Madagascar hanno considerato il piantare una pianta come un’attività da realizzare a tempo perso, scavando un piccolo buco, con l’aggiunta di poca sostanza organica e omettendo completamente le cure culturali seguenti. Oggi con l’aumento dell’aridità e il divenire sempre più sterili delle terre, questo non è più possibile. E’ necessario scavare un buco di almeno 40 cm di diametro nel terreno, aggiungere tanta sostanza organica, pacciamatura, proteggere le piantine dall’irradiazione diretta e ogni tanto innaffiare. Senza questi accorgimenti ogni rimboschimento potrebbe risultare invano e le piantine venire bruciate dal sole nei mesi caldi di settembre-novembre.

Cerchiamo noi di Tsiryparma di arginare qualsiasi problema e difficolta, mettendo a disposizione dei contadini i materiali necessari, tra cui forche, vanghe, innaffiatoi e a volte anche carriole e stimolandoli fornendogli un premio di 16 centesimi per ogni pianta sopravvissuta e trapiantata in modo corretto seguendo le nostre prescrizioni culturali.